Dai ricordi di Antonio Vizzi
per lo scultore Andrea Trisciuzzi,
autore della Croce del Giubileo 2000

Caro Andrea, 
do seguito alla Tua cortese richiesta per chiarire gli inizi della nostra splendida esperienza che ci ha consentito di portare copia della Tua Croce del Giubileo 2000 al Polo Nord (2001), al Polo Sud (2003) e sul Monte Bianco (2003). Esperienze indimenticabili.
Tutto ebbe inizio nella tarda estate del 2000. Io ero già in pensione da alcuni anni e avevo avviato un’agenzia di Promozione Pubblicitaria (la SPP) con sede in Aosta, in Piazza Chanoux. Ero giornalista e volevo cimentarmi con altri progetti dopo oltre 40 anni di vita militare, soprattutto, sulle nostre splendide montagne con “Alpini” di prima classe. Ebbene, un giorno mi telefonò un mio vecchio Comandante, il Gen. Enrico Borgenni. Mi raccontò di avere incontrato il musher Dodo Perri, che aveva un branco di husky accampati al Colle del Gigante. Sul Monte Bianco, nei pressi del Rifugio Torino di Punta Helbronner. Era un valente atleta che correva gare nel mondo a livello internazionale da molti anni. Era conosciuto, infatti, come il Musher del Monte Bianco, un autentico “adventure man”, titolare della scuola di sledoog di Courmayeur. Nel 1988 aveva raggiunto la cima del Bianco con una slitta trainata da cinque cani di razza siberiana. Il bravo Perri resterà ucciso nel 2006 a Ponza, dilaniato dall’elica di un motoscafo. Aveva solo 48 anni. Affascinato di cani husky, vinse, tra l’altro la Moskova, una competizione russa di 700 chilometri, da Mosca a San Pietroburgo. A Lillehammer, le Olimpiadi invernali del 1994, si piazzò 13° nella gara dimostrativa di sleddoog. 
Dodo conosceva molto bene la storia del Duca degli Abruzzi, famoso alpinista, navigatore e esploratore di Casa Savoia. Il Principe aveva tentato nel 1900 di raggiungere il Polo Nord (ancora inviolato) grazie anche ai cani da slitta, proprio con le Guide di Courmayeur. La spedizione del Duca arrivò solo a 381 chilometri dal Polo, che per l’epoca era già un traguardo. Perri voleva organizzare in Valle delle gare di sleddog celebrative e incontrando sul Colle del Gigante il Generale Borgenni, di cui conosceva la passione per i cani e per i lupi, si confidò con lui per chiedergli un aiuto e quindi la collaborazione della Scuola Militare Alpina di Aosta. Borgenni, che mi conosceva perché ero stato alle sue dipendenze e sapendo che gestivo un’agenzia promozionale, mi telefonò e mi chiese di impegnarmi per realizzare i sogni di Dodo. Gratificato da tanta fiducia mi tuffai nell’impresa e presi contatto con Dodo Perri per approfondire i dettagli del progetto. Solo allora mi resi conto di avere tra le mani un’opportunità straordinaria. Approfondii la figura del Duca degli Abruzzi e imparai ad amare quel Principe che nella sua epoca aveva onorato il nome dell’Italia. Una storia che merita di essere divulgata per le forti emozioni che suscitano le sue imprese.
Scoprii che prima della partenza per l’impresa polare, il Duca conobbe un giovane prete, Achille Ratti (Desio, 1857), valente alpinista che aveva scalato il Monte Rosa, il Gran Paradiso e il Cervino, oltre al Monte Bianco, dove aprì la via in discesa conosciuta come Via del Papa. Il Duca degli Abruzzi, pur apprezzando le qualità alpinistiche del futuro Pio XI, non lo inserì nella squadra, perché temeva che un prete tra i rudi montanari, avvezzi a comportamenti informali, potesse essere uno svantaggio per la spedizione. Ratti fu eletto Papa, con il nome di Pio XI, nel 1922, succedendo a Papa Benedetto XV. Ma non aveva mai dimenticato il Polo Nord.
Infatti, quando nel 1928, Nobile si accingeva a ripartire per il Polo Nord, che aveva sorvolato due anni prima con il Norge, con l’obiettivo di atterrarvi, per portare la Bandiera nazionale e il nome dell’Italia sul 90° parallelo nord, Pio XI ebbe un’idea straordinaria: consegnare al Gen. Nobile una grande Croce di quercia, alta circa 2 metri, da affidare ai ghiacci polari dell’Artide per portare la “Voce di Cristo” fino ai confini della Terra. Il 23 maggio del 1928, il dirigibile Italia si apprestava a decollare dalla Baia del Re, su una delle isole delle Svalbard. Il Gesuita, padre Giuseppe Gianfranceschi. Presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze, Rettore della Pontificia Università Gregoriana e primo Direttore della Radio Vaticana, che era stato incaricato da Pio XI, consegnò l’enorme Croce di quercia al Generale Nobile perché fosse portata al Polo.
Effettivamente, il dirigibile Italia raggiunse il Polo, ma non potendo atterrare per forti perturbazioni atmosferiche, si limitò a sorvolare l’ambito traguardo. In quel momento Nobile, dalla navicella agganciata al dirigibile, lanciò dall’oblò la Bandiera nazionale, la Croce di Pio XI e il Gonfalone della Città di Milano. Poi iniziò l’odissea del rientro. La tragedia della tenda Rossa e tutto il seguito della storia che merita di essere conosciuta. Ecco, mi chiederai, cosa c’entra tutto questo con la Croce Astile? C’entra e vedrai perché. Il progetto che accarezzava Dodo Perri nel frattempo assunse una dimensione sempre più precisa. Credo di avere lanciato l’idea di riproporre una spedizione celebrativa al Polo Nord, sulle orme del Duca degli Abruzzi, addirittura raggiungendo l’arcipelago di Francesco Giuseppe, dove la Stella Polare, la baleniera attrezzata per la spedizione del Duca, fu bloccata nella Baia di Teplitz, stretta in una morsa di ghiaccio. Anche questa storia merita di essere conosciuta, perché sono coinvolte le amate guide valdostane con le quali il Duca realizzò i suoi progetti alpinistici in tutti i continenti della Terra.
Il mio progetto di seguire le orme del celebre Duca degli Abruzzi, benché fantastico (i sogni non sono proibiti!) ebbe degli sviluppi inaspettati. Quindi dalle gare di Sleddog celebrative per onorare la memoria del Duca degli Abruzzi, riuscimmo a organizzare, con altri protagonisti (e grazie a numerosi sponsor e il Canale 5), un viaggio al Polo Nord. E siccome l’entusiasmo si alimenta con il procedere del progetto, siamo riusciti a raggiungere il Polo Sud e a portare la Tua Croce anche sul Monte Bianco. Ma a Te interessa sapere come entra in gioco l’esemplare della Croce che Tu stavi da tempo costruendo per il Giubileo del 2000. Siamo a Sestriere. Alla vigilia delle gara di Sleddog internazionale “Sestiere – Pragelato” a/r. Siamo alloggiati al Principe di Piemonte. Dopo cena m’intrattengo con i componenti dell’organizzazione. 
Ad un tavolo vedo un distinto signore che non conosco. Mi avvicino e mi accomodo al suo tavolo. Brindiamo insieme e facciamo conoscenza. Poi scopro che si tratta di Mons. Liberio Andreatta, l’Amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, invitata per far parte dell’organizzazione. Già si parla di raggiungere il Polo Nord e l’ORP del Vaticano non vuole perdere la grande occasione. Ovviamente, è bene precisarlo, la spedizione non avrà carattere alpinistico, ma solo celebrativo. Non mancheranno, tuttavia, tra i componenti della spedizione, circa 50, anche nomi di spicco del mondo dell’alpinismo mondiale. Nella squadra ci sarà anche Mike Bongiorno, il Duca d’Aosta, lontano parente del Duca degli Abruzzi, con Consorte e figlio, ed altri importanti componenti, tra cui Paolo Sorbini, titolare dell’Enervit, che è uno dei “main sponsor” della spedizione. Nel frattempo sono stati organizzati incontri nell’Accademia Navale di Livorno, nel Museo delle Scienze di Milano ed in altre numerose località per promuovere la spedizione.
Come nasce l’idea della Croce Astile al Polo Nord? Durante l’incontro con Adreatta, l’A.D. dell’ORP, io raccontai al mio ospite l’idea di Pio XI che non avendo mai dimenticato la possibilità di raggiungere il Polo Nord quando era un semplice prete, da Papa ebbe l’intuizione di offrire al Generale Nobile una Croce da portare al Polo. Andreatta, folgorato dalla notizia, fece due più due quattro e pensò alla Tua Croce e all’opportunità di portare un esemplare in scala ridotta (poco più di due metri di altezza) al Polo. Sai che la Croce la portai io sulle mie spalle, avendola ricevuta durante l’udienza con Giovanni Paolo II in Vaticano, prima della partenza per la Siberia. Il Papa, oggi Santo, ci consegnò la Croce con le seguenti parole: DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AD UNA SPEDIZIONE AL POLO NORD.
Martedì, 20 marzo 2001.
«Carissimi Fratelli! Vi accolgo volentieri e sono lieto di rivolgere il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi, che vi preparate alla prossima spedizione al Polo Nord. Essa si compie a cento anni ormai da quella del Principe Luigi Amedeo di Savoia Aosta, Duca degli Abruzzi, alla quale avrebbe voluto prendere parte anche il giovane sacerdote alpinista don Achille Ratti, il futuro Pio XI, che però non poté partire a causa di contrattempi sopravvenuti negli ultimi giorni. Voi desiderate, in un certo modo, completare quell'ardua spedizione del 1900 ed emulare gli uomini ardimentosi, che si proposero in condizioni difficili di raggiungere traguardi fino ad allora
mai toccati dall'uomo. Sulla scia di tale impresa e di quella successiva del 1928 guidata da Umberto Nobile, vi apprestate ad offrire una testimonianza dell'anelito mai appagato dell'uomo di conoscere pagine poco esplorate del meraviglioso libro del creato. Sono certo che questo vostro singolare viaggio vi darà modo di condividere lo stupore del Salmista, il quale, di fronte ai prodigi della natura, esclama con estasiata meraviglia: "O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra" (Sal 8,1). A Dio piacendo, proprio nel giorno di Pasqua giungerete al Polo Nord, e là potrete celebrare la Santa Messa.
Si realizzerà così il desiderio che Pio XI non riuscì a suo tempo a concretizzare. Darete, inoltre, attuazione all'altro suo desiderio: piantare la Croce di Cristo in quell'estremo lembo del globo terrestre. L'artistica croce astile, che oggi ben volentieri benedico, raffigura uomini e donne in cerca di salvezza. Guidati dal Successore di Pietro, essi incontrano Cristo morto sulla Croce per noi. È Lui l'unico Salvatore del mondo, ieri oggi e sempre. Questi due "segni" imprimono alla vostra spedizione una chiara valenza missionaria. Piantando l'«albero della Croce» e rinnovando il Sacrificio eucaristico ai «confini della Terra», voi intendete ricordare che l'umanità trova la sua autentica dimensione soltanto quando è capace di fissare lo sguardo su Cristo e a Lui totalmente si affida. In maniera speciale, celebrando il divin Sacrificio al Polo Nord proprio nel giorno di Pasqua, volete far risuonare con forza, "fino agli estremi confini della terra" (At 21, 8), l'annuncio del Signore risorto. Formulo cordiali auspici che questa missione, tanto ardua e carica di significato, sia coronata da pieno successo e, a tal fine, affido ciascuno di voi alla materna protezione della Vergine Maria, «Spes certa poli». Con questi voti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri a quanti collaborano al vostro coraggioso progetto».
Credo di averTi fornito le informazioni per non dimenticare come è nata la nostra, ripeto, splendida storia, per la quale la Tua Croce ha il ruolo determinante di legare il passato (Pio XI) al presente (Papa Giovanni Paolo II). Un esemplare è poi stato portato al Polo Sud (2003) e sul Monte Bianco (2003). Quella portata al Polo Nord si trova nel Museo dell’Artide e dell’Antartide di San Pietroburgo, in Russia; quella del Polo Sud è a Punta Arenas, nel Museo dell’Antartide dei Salesiani e quella del Monte Bianco nel Museo delle Guide di Courmayeur, dedicato al Duca degli Abruzzi. In Italia sono molti gli esemplari affidato alle comunità locali. Un’altra Croce si trova nella Cappella di Cheney, a Valtournenche. Spero di averTi fornito notizie utili. Buona inaugurazione della Croce Astile di 18 metri.
Antonio