LA STORIA DELLA CROCE ASTILE 

Tutto nasce da un sogno. Nell’estate del 1999 ero in piena crisi esistenziale…non come artista ma come uomo. Il mio trascorso aveva appesantito in maniera gravosa la mia vita. Avendo passato la mia infanzia in un istituto per sordomuti non ho mai imparato ad esprimermi bene a parole, avevo un unica via per elaborare il mio malessere: la mia arte. La mia profonda fede mi ha guidato e mi sono chiuso nel mio studio che all’epoca era in Via della Pigna a Roma e ho cominciato a lavorare su me stesso attraverso l’argilla, svuotandomi all’interno della materia le  ho trasmesso il mio difficile percorso, che solo attraverso la fede ha trovato la forza di trasformarsi in pace e luce.
La mia rinascita comincia dalla prima figura della Croce Astile che rappresenta il dolore e la sofferenza, la staticità e inabilità a muovermi nella giusta direzione. Proseguendo con la seconda figura, l’uomo comincia ad arrampicarsi con lo sguardo verso l’alto, é l’inizio di un percorso di conoscenza e riconoscenza, che per tutti noi é difficoltoso. L’urlo silenzioso dell’uomo é l’inizio della trasformazione del dolore in speranza attraverso la fatica. Più intimamente é la mia difficoltà ad esprimermi attraverso la mia voce.
Man mano che le mie mani esprimevano attraverso le forme, i miei pensieri si sono  fatti più leggeri e chiari il mio messaggio é diventato speranza. La terza figura infatti é quella di una donna con un bimbo in braccio, che per me rappresenta la nostra Madre Terra che accoglie tutti noi, il bambino é speranza incarnata. Il bambino che é in tutti noi attraverso il quale possiamo continuare a sognare e sperare il meglio.
Sopra di lei l’uomo che ha raggiunto una maggiore consapevolezza, ma allo stesso tempo ha bisogno di una guida infatti guarda e segue la donna sopra di lui. La figura femminile forte e al contempo angelica porta con se la sicurezza e la conoscenza. A questo punto mi sono fermato, come potevo proseguire se io stesso
non conoscevo la strada? Le figure seguivano il percorso che io avevo creato ma dove le stavo portando? E come un dono ricevuto dal cielo mi é apparso tutto in sogno. Mio padre, morto parecchi anni prima, mi ha preso per mano e mi ha condotto lungo un sentiero impervio che io facevo fatica a percorrere, lui invece, anche se anziano nelle forme, appariva leggero e scattante e mi conduceva con gioia. Il sentiero ci ha condotti a un bivio dove mio padre si é fermato. Con un sorriso amorevole mi ha fatto cenno di unirmi a una lunga fila di persone che percorrevano la ripida salita di un monte a diverse andature nella stessa direzione.
Comincio anche io a camminare e durante il tragitto le altre persone si fanno sempre più rade. In lontananza intravedo una figura in abiti chiari, la figura comincia a scalare il muro della montagna seguito da tutti noi. Man mano che la distanza si accorcia la chiara figura si fa sempre più nitida, e quando si volta per tendere il braccio e aiutare le persone sotto di lui lo riconosco…é Papa Karol, lui ci stava guidando! Mi sveglio, ma rimango fermo immobile la visione ancora chiara nonostante gli occhi fossero ben aperti. Non riesco a muovere un muscolo finché un brivido non mi percorre la schiena quasi come una scossa elettrica. Chiudo di nuovo gli occhi e ringrazio per il dono che mi é stato dato, faccio un respiro profondo e un senso di pace mi pervade. Pace interiore come non avevo mai provato prima. Tutto il dolore, la disperazione la rabbia e la tristezza che mi avevano accompagnato mi avevano abbandonato, tutto mi é apparso diverso in quel momento, il mio studio, il colore dei muri, la luce stessa. Mi sono alzato e ho vagato per lo studio, tutto era lì dove lo avevo lasciato ma sembrava come se vedessi tutto per la prima volta. E quando ho posato gli occhi sul mio lavoro incompiuto l’ho visto terminato. Da quel momento non mi sono più fermato, sono passati mesi ma sembravano attimi, la stanchezza non mi ha mai colpito. E un anno e tonnellate di argilla dopo avevo completato le otto parti che compongono la croce astile di 18 metri.
La storia parallela che va raccontata, é quella del Generale Vizzi che si é congiunta alla mia ed ha portato la Croce Astile ai poli più estremi della terra. La storia ci porta indietro nel tempo alla conoscenza del Duca degli Abruzzi, famoso alpinista, navigatore e esploratore di Casa Savoia che aveva tentato nel 1900 di raggiungere il Polo Nord, al tempo inviolato. Prima della sua partenza il Duca conosce Achille Ratti, un giovane prete valente alpinista che non partecipò alla spedizione. Nel 1922, Ratti fu eletto Papa con il nome di Pio XI e non avendo mai dimenticato la possibilità di raggiungere il Polo Nord quando era un semplice prete, da Papa, venuto a conoscenza della spedizione di Generale Nobile gli fece consegnare dal Gesuita padre Giuseppe Gainfranceschi, una croce di quercia alta circa 2metri per portare la ‘Voce di Cristo’ ai confini della Terra con il dirigibile Italia. La spedizione non riuscì ad atterrare e la croce di Pio XI fu lanciata dall’oblò.
Come si incrociano le nostre storie? Il Generale Vizzi impegnato a organizzare gare celebrative per onorare il Duca degli Abruzzi con Dodo Perri, valente atleta che correva gare in tutto il mondo con i suoi sledge dogs, ha il sogno di organizzare una spedizione al Polo Nord. Durante uno degli eventi racconta questa magnifica pagina di storia al Monsignor Andreatta, l’A.D. dell’ORP. Mons. Andreatta, che aveva avuto occasione di vedere il bozzetto della Croce Astile nella vetrina del mio studio a pochi passi dal Vicariato, volle proporre proprio la mia Croce! Diedi in prestito al Monsignore il bozzetto della Croce Astile di 2 metri e 20cm, che venne collocata all’interno della cappella privata del Santo Padre. Papa Giovanni Paolo II abbracciò l’idea presentata dal Mons. Andreatta e benedisse la Croce presso l’udienza tenuta in Vaticano nel 2001. Ero presente con i membri della spedizione celebrativa, fra cui ovviamente Il Gen. Antonio Vizzi e Mons. Andreatta, Dodo Perri, e Mike Bongiorno, Lino Zani (Maestro di Sci di Giovanni Paolo II e autore del libro ‘Era santo era uomo’), Il Duca d’Aosta (discendente del Duca d’Abruzzi), e tutto il gruppo completo di nomi dell’alpinismo mondiale che componeva la spedizione.
Avrei voluto partecipare anche io ma purtroppo per via della Retinite Pigmentosa, malattia degenerativa che colpisce i miei occhi non mi é stato concesso dai medici. Successivamente la Croce Astile é stata portata al Polo Sud da una spedizione nel 2003, e sul Monte Bianco sempre nel 2003. Ulteriori copie della versione di 2mt20cm sono poi state commissionate negli anni. Ho avuto l’onore di avere sei incontri con Papa Giovanni Paolo II. Nel secondo incontro nel 2000, ho donato al Papa una versione più piccola creata appositamente per lui in bronzo. Tornando alla Croce di 18mt, nel 2005 fu proposta all’allora sindaco Walter Veltroni dal Monsignor Andreatta la collocazione a Piazza della Pigna di fronte alla chiesa di San Giovanni della Pigna. Il sindaco prima di poter portare a termine l’operazione che era durata anni si é dimesso e il suo operato é stato archiviato come spesso succede. Purtroppo, sempre nel 2005 dopo pochi mesi venne a mancare l’amatissimo Papa Giovanni Paolo II. Imballai la croce con un profondo senso di lutto e la riposi. Monsignor Andreatta propose poi di collocare la croce sullo Stretto Messina quando l’operazione di costruzione sembrava prossima. Nel 2010 dopo aver conosciuto Patrick Slim in Messico per altri lavori, si mostrò interessato a portare la croce in Messico, ma anche se riconoscente non accettai perché per me la Croce di18metri doveva rimanere in Italia.
Negli anni si sono succedute molte possibilità di varie località ma solo nel 2017 Lino Zani mi mi mise in contatto con l’imprenditore Mirko Zanini che venne a Roma a vedere l’opera. Nel 2018 l’acquistò e solo oggi ha finalmente una collocazione presso il santuario della Madonna della Corona a Spiazzi. Sono molto orgoglioso e felice che la mia opera é rimasta in territorio italiano. Di solito succede che un opera di grandi dimensioni da vita a delle copie più piccole, non nel caso della Croce Astile che ha avuto maggior vita ‘da piccola’ e solo oggi ‘da grande’ rende onore a Giovanni Paolo II che mi ha ispirato il suo completamento e l’ha riconosciuta degna. Ringrazio di cuore il Generale Vizzi per aver sognato insieme a me e Mons. Andreatta per aver dato l’opportunità alla mia opera di essere presente ai poli e sulle vette più alte come ‘voce di Dio’ come avrebbe desiderato Papa Pio XI, e questo, per uno uomo che ha difficoltà a parlare e vede poco é un grande faro che illuminerà per sempre la mia esistenza.

Commissionata in vari esemplari da 220cm in resina, collocati presso:
- Museo dell’Artico e dell’Antartico di San Pietroburgo
- Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno
- Altopiano di Asiago loc. Campolongo, comune di Rotzo(Veneto)
- Budoni, Piazza del Giubileo (Sardegna)
- Opera Romana Pellegrinaggi(Roma)
- Polo Nord (Natale 2001)
- Polo Sud (2003)
- Monte Bianco (2003)
- Vetta del K2 (2003)
- Nel museo dei Salesiani di Punta Arenas, nel sud del Cile
- Nel museo Duca degli Abbruzzi,   a Courmayeur
- Nella Cappella di Cheney, in Valtournenche

Chi siamo

Niente trasforma una stanza come una nuova mano di vernice, ma potrebbe sembrare un’attività scoraggiante. Siamo qui per dire le cose con chiarezza: nessuna attività è troppo grande o troppo piccola! Basta mettersi in contatto oggi stesso per saperne di più e richiedere un parere.

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Foto di Renzo Udali

Dai ricordi di Antonio Vizzi
per lo scultore Andrea Trisciuzzi,
autore della Croce del Giubileo 2000

Caro Andrea,
do seguito alla Tua cortese richiesta per chiarire gli inizi della nostra splendida esperienza che ci ha consentito di portare copia della Tua Croce del Giubileo 2000 al Polo Nord (2001), al Polo Sud (2003) e sul Monte Bianco (2003). Esperienze indimenticabili. Tutto ebbe inizio nella tarda estate del 2000. Io ero già in pensione da alcuni anni e avevo avviato un’agenzia di Promozione Pubblicitaria (la SPP) con sede in Aosta, in Piazza Chanoux. Ero giornalista e volevo cimentarmi con altri progetti dopo oltre 40 anni di vita militare, soprattutto, sulle nostre splendide montagne con “Alpini” di prima classe.
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